Interno
L'impianto è a 3 navate divise da pilastri.
Presbiterio
In un'urna sotto l'altare maggiore sono conservate le reliquie di S.Antonino e S.Vittore.
Le volte furono affrescate dal modenese Camillo Gavasetti (1622), con il "Trionfo di Gesù":
nella prima volta il Padre Eterno sostenuto da un gruppo di angeli, al centro della seconda
la figura del vecchio (dall'Apocalisse) che cavalca un destriero. Nella lunetta spiccano le
figure dei Ss. Antonino e Vittore, sempre del Gavasetti.
In alto il baldacchino con ricca cornice in legno dorato; sul retro la scritta "Sumptibus
populi mei" ("a spese del mio popolo").
Alle pareti quattro tele di Robert De Longe (1693) con Episodi riguardanti S.Antonino:
la "Predicazione", il "Martirio", il "Ritrovamento del corpo" e la "Traslazione del corpo
presso la Basilica". Nella parete di fondo, sempre del De Longe, la tela con
"S.Antonino che indica a S.Vittore la Sacra Spina".
Le tele si trovano all'interno di decorazioni in stucco della metà del XVII secolo, con dorature sugli
abiti degli angeli che spiccano sul fondo bianco.
Il coro e la cantoria barocca sono del Settecento: di notevole pregio artistico gli intagli dorati, opera
di Giovanni Ceti.
Navata centrale
Il soffitto della navata centrale è a volte in stile gotico.
Il sottotetto (non visitabile), sulle pareti tra le capriate in legno e le volte quattrocentesche,
presenta i resti di un ciclo di affreschi risalente al XII secolo. Parte degli affreschi sono stati
strappati e collocati nel transetto destro, sulla parete di sinistra entrando dalla porta
del Paradiso.
L'organo è stato restaurato nel 2003, ad opera dell'organaro Giani, su un Lingiardi del 1837.
Le casse, il poggiolo e la cantoria, furono eseguiti da Giovanni Ceti in legno dorato nel 1703.
Tutto il complesso è sostenuto da robusti e vivacissimi angeli in volo, presenti nella sommità
le due figure di S.Antonino e S.Vittore tra putti alati e festoni.
Navata destra
Nello spessore del muro perimetrale sono ricavate tre profonde arcate cieche che ospitano altrettanti altari.
Sopra l'altare della prima arcata è la pregevole statua di Santa Lucia, in legno stuccato e dipinto di autore
ignoto e databile alla seconda metà del Quattrocento o primi decenni del Cinquecento.
Navata sinistra
Nella prima cappella "Sacra Famiglia in sosta durante la fuga in Egitto", tela di autore ignoto del 1650.
La seconda custodisce un pregevole gruppo statuario in terracotta policroma del XV secolo che comprende il Cristo Crocifisso,
Maria Addolorata e San Giovanni Evangelista. Segue poi la cappella della Sacra
Spina, a due campate con resti di affreschi del XVI secolo.
Nell'abside, la cappella dell'Immacolata. La statua poggia entro un tempietto con colonne di marmo
policromo, sopra l'altare. Fu realizzata da Giovanni Prati nel 1784.
Transetto sinistro
Sopra l'altare "L'Ultima cena" del genovese Bernardo Castello (fine XVI secolo) racchiusa in una cornice
intagliata e dorata.
Alle pareti "Madonna in gloria e Santi" 0pera di Giovan Francesco Ferrante (XVI secolo) e
"S.Francesca Romana" del Mulinaretto.
Gli stalli lignei del coro furono realizzati dall'artigiano piacentino Giovanni Vecchia nell'anno 1846.
Nel braccio destro del transetto si apre la cappella di S.Opilio, dove si trova un altare (1615) un tempo
altare maggiore. Sopra l'altare, il quadro di Bernardo Ferrari (fine XVI - inizio XVII secolo) che ritrae S.Opilio
in vesti liturgiche da diacono in colloquio con Dio, sotto lo sguardo del fratellino S.Gelasio.